STEM vs Humanae Litterae

Lucia Storani
4 min readMay 10, 2021

In America chiudono un dipartimento di studi classici, in Italia le ragazze (per fortuna) studiano sempre più materie STEM, io non mi ricordo nulla di quello che ho studiato ma almeno so di non sapere.

Ma andiamo per ordine.

Photo by Daniele Levis Pelusi on Unsplash

Qualche giorno fa è uscita la notizia della chiusura del dipartimento di studi classici nella Howard University di Washington.

La cosa mi ha incuriosito e sono andata a cercare qualche notizia in più su questa chiusura. Leggendo i titoli sulla stampa italiana, avevo avuto l’impressione che questo episodio fosse solo l’ennesima conseguenza di un becero e semplicistico tentativo di combattere le diseguaglianze sociali tagliando con l’accetta fette della nostra cultura nel tentativo di sembrare più rispettosi della diversità.

In verità, come spesso accade, la realtà è un pochino più complessa e sfaccettata. Le persone (me compresa) che hanno gridato scandalizzate alla barbarizzazione della cultura americana che, dopo aver distrutto tutte le culture precolombiane, ora si compiace di distruggere anche le radici della propria, forse, non avevano esattamente capito il punto.

In una nota si legge che “La Howard University ha deciso di chiudere il Dipartimento di Studi Classici come parte del suo impegno di definizione delle priorità e sta al momento trattando con la facoltà di Studi Classici e con altre unità del College su come riposizionare e riqualificare i nostri programmi e il nostro personale. Le discussioni sono state cordiali e la facoltà spera che il dipartimento possa rimanere intatto a qualche livello, con i corsi e i programmi ancora al loro posto”.

Quindi non vengono soppresse le materie in questione, vengono ricollocate all’interno dei vari corsi di studio. Seppure è innegabile l’importanza simbolica di questa chiusura non è esattamente come ce l’hanno raccontata.

Sul New York Times il decano Anthony K. Wutoh, ha sottolineato inoltre il fatto che la speranza dell’università è quella di fare in modo che l’insegnamento delle materie classiche maturi un approccio più interdisciplinare. Inoltre, sempre Wutoh ha detto che un’altra delle ragioni della soppressione è “il basso numero di immatricolazioni e il basso interesse degli studenti” nel campo, oltre alle scarse risorse stanziate per questi insegnamenti.

Partendo da queste considerazioni noi italiani, che la cultura classica l’abbiamo ‘inventata’, potremmo onestamente ergerci a difensori delle Humanae Litterae? Siamo sicuri di essere veramente migliori dei barbari americani distruggi-cultura?

Partiamo da alcuni dati inconfutabili.

Secondo l’ISTAT è ancora molto forte il divario occupazionale tra chi ha lauree umanistiche e lauree STEM (Science Technology Engineering Mathematics). Nel 2019, il tasso di occupazione delle persone con laurea STEM raggiungeva l’83,6% mentre il tasso d’impiego delle persone laureate in area umanistica raggiungeva appena il 76,7%.

Tutto qui? Non proprio.

Secondo un altro studio di Alma Laurea le lauree in ingegneria, medicina, informatica o chimica garantiscono sia una maggiore probabilità di trovare un impiego che uno stipendio più elevato. Tre anni dopo aver conseguito il titolo magistrale il 90% dei laureati in questi ambiti ha un impiego con stipendi netti che partano dai 1.600 euro mensili in su.

Le lauree umanistiche come appunto lettere, giurisprudenza, storia dell’arte, psicologia, storia o filosofia portano con molta meno probabilità a un impiego e quando lo fanno è sempre con uno stipendio nettamente inferiore.

Non è quindi una tendenza Americana ma sicuramente mondiale quella di preferire ambiti di studio più spendibili nel mondo del lavoro, più gratificanti professionalmente e con prospettive di guadagno decisamente più accattivanti.

Personalmente credo sia molto interessante l’attenzione che molte università e aziende rivolgono ad incentivare e incoraggiare lo studio delle materie STEM da parte delle ragazze che, prediligendo tradizionalmente ambiti di studio umanistici, si trovano spesso ad essere più svantaggiate nel mondo del lavoro.

Allo stesso tempo però ritengo profondamente ingiusto e miope considerare lo studio delle materie umanistiche uno svantaggio, in primis da parte delle aziende stesse, che vedono questa tipologia di laurea come meno accattivante e interessante per i ruoli apicali.

Ovviamente aver studiato latino non ha alcuna finalità pratica. Lo sappiamo benissimo. Ma tutto quello che studiamo all’università ce l’ha? Studiamo esattamente sempre quello che poi mettiamo in pratica a lavoro? Io onestamente non ho mai conosciuto qualcuno che a lavoro mi dicesse: “devo proprio andare a rivedere quei fondamentali appunti per risolvere questa questione spinosa”.

Alzi la mano chi ricorda perfettamente cosa ha studiato al primo (o all’ultimo) esame dell’Università. Nessuno di noi nel lavoro mette in pratica solo quello che ha studiato ma, nel corso della vita personale e professionale, sviluppa una serie di caratteristiche che lo portano ad essere quello che è e quello che sa fare nel suo lavoro.

Quindi un professionista che ha studiato latino all’università (magari 20 anni fa) è migliore di uno che non l’ha studiato?

Forse.

E perché potrebbe esserlo?

Perché gli studi umanistici danno qualcosa di molto importante nel mondo del lavoro di oggi: la capacità di essere flessibili. Quella che che oggi chiamano ‘resilienza’. Chi ha fatto questi studi ha sicuramente una grande capacità di imparare cose nuove e una grandissima capacità di adattamento ai cambiamenti e alle innovazioni.

Quindi, visto che a distanza di tempo nessuno ricorda esattamente cosa ha studiato anni prima, qual è allora la differenza tra chi ha dato un esame di greco antico e chi ha dato analisi all’università?

Non lo so esattamente, intuitivamente non credo che uno dei due sia necessariamente più adatto e preparato per il mondo del lavoro. Sicuramente entrambe hanno imparato a concentrarsi e risolvere problemi complessi ma, a distanza di anni, chi dei due sia più capace di risolvere problemi pratici non mi sembra per nulla ovvio.

I dati però ci dicono che le aziende hanno idee molto chiare a riguardo.

Beate loro.

Io so di non sapere.

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Lucia Storani

I studied Art and Literature. Then I started working and I forgot all I studied